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02 luglio 2025

Notizie Shock: La crisi climatica accelera e l'Europa è il Continente che si scalda più in fretta al mondo. Ne siamo consapevoli?

 Energia Bene Comune: 2 luglio 2025

Potrebbe sembrare il titolo di un film catastrofico, invece è la fredda e cruda realtà descritta dagli ultimi rapporti dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) e del servizio europeo Copernicus. 

Si tratta di dati che non possono essere ignorati: la temperatura media del nostro pianeta aumenta più del previsto e l'Europa si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto alla media globale, diventando di fatto il continente che subisce l'accelerazione più rapida della crisi climatica.

Non parliamo più di proiezioni lontane nel tempo. Parliamo di adesso.

Accade oggi: cronaca di una Crisi Annunciata

Basta guardare alle cronache degli ultimi 18 mesi per capire che quello che qualcuno immaginava come un futuro lontano, in realtà è già qui. Non sono più eventi isolati, ma un vero e proprio schema che si ripete con una frequenza e un'intensità allarmanti:

  • L'Estate Infernale del 2024: Ricordiamo tutti le temperature record che hanno soffocato l'Italia e il Mediterraneo, con città che hanno superato i 45°C e un'emergenza siccità che ha messo a dura prova le nostre riserve idriche.

  • Un Autunno di Alluvioni: Dalla Germania alla Francia, fino ad alcune regioni del Nord Italia, piogge di intensità senza precedenti hanno causato inondazioni e frane, dimostrando la fragilità del nostro territorio di fronte a fenomeni così violenti.

  • L'Inverno senza Neve (2024-2025): Le nostre Alpi, un tempo scrigni di neve, hanno vissuto un'altra stagione drammaticamente secca. Meno neve significa meno acqua per i nostri fiumi in primavera e in estate, alimentando un circolo vizioso di siccità.

  • La Primavera e l'Estate Bollente del 2025: E ora, stiamo vivendo un'altra stagione di caldo anomalo, iniziata ben prima del solito, siamo solo a giugno, che preannuncia un'altra estate di passione per la nostra agricoltura, la nostra salute e i nostri ecosistemi.

Questi non sono "capricci del tempo". Sono i sintomi evidenti di un pianeta che ha la febbre. Una febbre che noi abbiamo contribuito a causare e che ora dobbiamo imparare a curare e a gestire.

Cosa dicono i dati (e perché dovrebbero preoccuparci)

I dati sono inequivocabili. Negli ultimi 30 anni, le temperature in Europa sono aumentate di oltre il doppio rispetto alla media del pianeta. Questo non si traduce solo in estati più calde, ma in una catena di eventi estremi che stanno già sconvolgendo le nostre vite e i nostri territori:

  • Ondate di calore letali: Le morti legate al caldo estremo sono aumentate in modo drammatico. Città come le nostre, non progettate per sopportare temperature sahariane per settimane, diventano trappole di calore che mettono a rischio la salute dei più fragili.

  • Siccità e crisi idrica: Lo scioglimento record dei ghiacciai alpini, la nostra principale riserva d'acqua dolce, unito a piogge sempre più scarse e concentrate in eventi violenti, sta mettendo in ginocchio la nostra agricoltura e minacciando la disponibilità di acqua potabile.

  • Alluvioni devastanti: L'altra faccia della medaglia della siccità sono le "bombe d'acqua". Mari più caldi significano più energia per i fenomeni atmosferici, che scaricano a terra quantità d'acqua impressionanti in pochissimo tempo, con conseguenze tragiche.

  • Impatti economici: Dalle perdite miliardarie in agricoltura ai danni alle infrastrutture, passando per la crisi del turismo invernale, la crisi climatica presenta un conto sempre più salato che paghiamo tutti noi, come collettività.

Conosciamo il colpevole e dobbiamo fermarlo

La scienza è chiara e i dati parlano da soli. Il colpevole ha un nome e un cognome: emissioni da combustibili fossili. 

Secondo l'IPCC (il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), l'organo scientifico di riferimento mondiale, la concentrazione di CO2 nell'atmosfera ha raggiunto livelli senza precedenti negli ultimi 800.000 anni, passando da circa 280 parti per milione (ppm) in epoca pre-industriale a oltre 420 ppm oggi. 

Oltre l'85% delle emissioni di anidride carbonica prodotte dall'uomo proviene dalla combustione di carbone, petrolio e gas. Questo surplus di CO2 agisce come una coperta sempre più spessa attorno al pianeta, intrappolando il calore e causando il riscaldamento globale che stiamo vivendo. 

Non ci sono dubbi: per fermare la febbre del pianeta, dobbiamo chiudere definitivamente ed al più presto il rubinetto dei combustibili fossili.

La domanda cruciale: Siamo pronti?

Di fronte a questo scenario, la domanda del titolo non è retorica. Siamo davvero pronti ad affrontare questa nuova normalità?

La risposta, purtroppo, è no. Non ancora.

Mentre l'Unione Europea ha messo in campo strategie ambiziose come il Green Deal per ridurre le emissioni (la cosiddetta mitigazione, che peraltro oggi viene anche messa in discussione da più parti, in modo totalmente irresponsabile), siamo pericolosamente in ritardo sull'adattamento, ovvero su tutte quelle misure necessarie per proteggerci da quegli impatti che sono ormai inevitabili.

Le nostre città hanno bisogno di più verde per rinfrescarsi, le nostre reti idriche devono essere modernizzate per non sprecare una risorsa così preziosa, e il nostro territorio ha bisogno di essere messo in sicurezza. Servono investimenti, pianificazione e, soprattutto, una visione a lungo termine.

Dalla consapevolezza all'azione: non siamo impotenti

Sentirsi sopraffatti di fronte a questi dati è normale. Ma la rassegnazione non è un'opzione. Come associazione Energia Bene Comune, crediamo fermamente che il cambiamento più potente sia quello che parte dal basso, dalle nostre comunità.

Cosa possiamo fare, concretamente?

  1. Informarsi e informare: Il primo passo è la consapevolezza. Condividi questo articolo, parla di questi temi con amici, familiari e colleghi. Una cittadinanza informata è il primo motore del cambiamento.

  2. Agire a casa nostra: Riduci gli sprechi, migliora l'efficienza energetica della tua abitazione, valuta la possibilità di installare un impianto fotovoltaico. Ogni kilowattora risparmiato o prodotto da fonti pulite è un piccolo, ma fondamentale, passo nella giusta direzione.

  3. Creare comunità: Unisciti a noi e promuovi la creazione di Comunità Energetiche Rinnovabile (CER) nel tuo comune. Produrre e condividere energia pulita a livello locale è uno degli strumenti più rivoluzionari che abbiamo per democratizzare l'energia e accelerare la transizione.

  4. Chiedere di più alla politica: Dobbiamo esigere che i nostri amministratori locali e nazionali prendano sul serio l'adattamento climatico. Chiediamo piani concreti per la gestione delle ondate di calore, per la tutela delle risorse idriche e per la messa in sicurezza del territorio. Sosteniamo le politiche green, anche quando richiedono un cambiamento delle nostre abitudini.

Il tempo delle mezze misure è finito. La crisi climatica non sta bussando alla porta, l'ha già sfondata. 

Ora tocca a noi decidere se subire passivamente le conseguenze o diventare protagonisti attivi di un futuro diverso. Un futuro in cui l'energia, e il pianeta, siano davvero un bene comune.