Aldo Corgiat, presidente del Comitato EBC |
La discussione, secondo Corgiat, non dovrebbe limitarsi alle alternative tra energie pulite e sporche o tra risorse naturali infinite o scarse. L'energia deve essere sempre considerata nell'ottica dei "beni comuni" e dell'organizzazione sociale, distinguendo tra le produzioni centralizzate, che richiedono difese armate del potere, e produzioni diffuse, che richiedono la condivisione di risorse e decisioni all'interno delle comunità.
Da qui l'importanza delle Comunità Energetiche Rinnovabili e della necessità di impegnarsi concretamente per la loro affermazione, attraverso azioni concrete, capaci di guardare a un futuro in cui l'energia è considerata un bene comune governato da comunità consapevoli.
Di seguito riportiamo il testo integrale dell'articolo, disponibile anche in formato PDF.
ENERGIA BENE COMUNE
di Aldo Corgiat,
pubblicato su Nuovo Restart, Periodico di politica, cultura, ambiente, società
Milano, Lombardia, Europa - Anno I N° 02 Novembre 2023.
L’idea di un’energia pulita ed infinita a sempre affascinato l’umanità, al pari dell’elisi dell’eterna giovinezza o del mito di re Mida, che aveva il potere di trasformare in oro i materiali poveri.
L’auto generazione dell’energia utile ai fabbisogni umani e l’esistenza di risorse infinite da cui fosse possibile estrarre energia pulita ha dovuto fare i conti con i limiti delle tecnologie a disposizione e dei più elementari principi della fisica.
Nell'attesa di raggiungere il miraggio, l’uomo non si è fermato, ma ha organizzato l’evoluzione del sistema attorno al principio della disponibilità pressoché infinita di risorse naturali energetiche. L’uso dell’energia fossile ha plasmato ogni aspetto dell’organizzazione dello sviluppo e della società. Il possesso della risorsa naturale fossile ha generato l’attuale equilibrio geo politico e ha motivato guerre, diseguaglianze distributive, organizzazioni globali dedite prima alla rapina e poi al controllo e alla difesa dei privilegi ottenuti.
Il controllo dell’energia è certamente stato la principale fonte di potere e di diseguaglianza nella storia dell’umanità, oltre che il più vistoso esempio dell’insostenibilità sociale ed ambientale di un sistema di sviluppo capitalistico fondato sullo sfruttamento intensivo delle risorse umane ed ambientali.
L’accento “ambientalista”, fatto proprio ormai da gran parte della sinistra, dopo aver avuto l’indubbio merito di mettere in evidenza il nesso esistente tra ogni genere di sfruttamento sistemico e di generare una più completa e matura critica alla insostenibilità dello sviluppo capitalista, rischia oggi di essere confinato e risolto nell'ambito della discussione sulle tecnologie e disponibilità delle risorse naturali utilizzate.
La discussione e le alternative tra energie sporche e pulite, o sull'utilizzo di risorse naturali scarse o infinite, rischia di separare nuovamente il tema energetico da quello più generale del potere (inteso come possesso e controllo delle risorse fondamentali per un determinato sistema di sviluppo).
Occorre invece, a mio avviso, ricondurre il tema dell’energia a quelli dell’esistenza dei cosiddetti “beni comuni”, del potere e dell’organizzazione sociale.
In altre parole, il tema in discussione non può essere ridotto ai distinguo se in futuro si possa sperare nel nucleare pulito (o di “ultima” generazione), ovvero se si possa generare e controllare per un tempo sufficiente la fusione nucleare, o ancora se i deserti possano essere basi di atterraggio di infinite distese di pannelli solari per un utilizzo ad alto rendimento dell’energia solare.
Discriminante deve invece essere la scelta tra produzioni accentrate, le quali inevitabilmente portano con sé la necessità di difesa armata della proprietà e del potere, e produzioni diffuse le quali, viceversa, presuppongono la costruzione di comunità capaci di condividere scelte e risorse necessarie ad assicurare il necessario sviluppo delle tecnologie applicate, nell'ambito di una rete nazionale e in prospettiva globale (sul modello del WEB) capace di assicurare un elevato livello di sicurezza e di controllo.
Se si condivide questo approccio allora vale la pena impegnarsi e lottare affinché si affermino rapidamente le Comunità Energetiche Rinnovabili e si diffondano le comunità locali di autoconsumo collegate alle CER.
Per ora la legislazione italiana è ferma in attesa dell’ennesimo decreto attuativo, la politica si dibatte spesso nella propria ignoranza confondendo la riqualificazione energetica degli edifici con le Comunità Energetiche. I tecnici, abituati a ottimizzare il sistema, interpretano le CER come una possibile (ma non sufficiente) modalità per bilanciare la rete (abbassare i picchi di produzione generati dalla produzione da fonti rinnovabili e migliorare l’utilizzo delle reti locali di distribuzione).
La confusione è molta e i principali player energetici, nell'attesa, hanno messo in onda una martellante pubblicità ingannevole mirata a fidelizzare i futuri clienti del mercato libero (forse anche a questo proposito qualche autocritica di Bersani e Letta sarebbe auspicabile).
La confusione è molta, ma il potenziale economico e di interesse dell’opinione pubblica è altrettanto grande.
Dal mio punto di vista l’importante è partire, poiché il punto di arrivo non è ancora scritto e, come già sostenuto da J. Rifkin nel 2002 in “Economia all’idrogeno”, l’obiettivo è quello di ottenere l’effetto W.W.E (World Wide Energy,) governato in modo partecipato ed efficiente da comunità consapevoli che l’Energia è un Bene Comune.
Aldo Corgiat è il Presidente del Comitato Energia Bene Comune ed in procinto di registrare come Start Up Innovativa la Cooperativa DINAMO aderente a Lega COOP ed operativa nell'area di mercato Nord Italia.
Il Comitato Energia Bene Comune e la CER Dinamo hanno come soci promotori persone fisiche e associazioni mutualistiche del Terzo Settore.
Per saperne di più:
Aldo Corgiat